Shopping Victim – Fiera Vintage Forlì

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Come ad ogni mese di settembre a Forlì si tiene la fiera del vintage, io ci sono andato perché sono attratto dagli oggetti dimenticati dal tempo. Alla fiera del vintage ci si trova un po’ di tutto, anche se ad essere proprio sinceri il vestiario usato è la parte più grossa della fiera.

Se si è abbastanza attenti ad osservare ci si può imbattere anche un “Big Ben”

Arcobaleni di vestiti

Unicorni dalle lunghe criniere

Mary Poppins

Cenerentola

Amanti nascoste dentro l’armadio

Nick Olivieri Acoustic Fury

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La musica è un qualche cosa di soggettivo c’è a chi piace una cosa e a chi un altra, a me piace quella senza tanti fronzoli di circostanza, mi piace il suono sporco e cattivo di chi con il cuore gonfio di napalm fronteggia il mondo che lo circonda come se fosse una questione di vita o morte, chi lotta per sopravvivere guardando negli occhi la morte urlandogli in faccia di non avere paura di lei. Nick Olivieri ha un curriculum che parla da solo, bassista nei Kyuss, Queens Of The Stone Age, Dwarves, Mondo Generator e una sfilza di collaborazioni da far venire la pelle d’oca, insomma per me Nick Olivieri è una sorta di icona Rock al pari dei più grandi, quindi non posso esimermi dal tesserarmi per assistere al suo show acustico al Sidro di Savignano sul rubicone piccolo ma grazioso locale della mia zona. Davanti a circa una quarantina di anime il nostro eroe si è esibito in uno show strepitoso, Nick Olivieri da solo accompagnato con la sua chitarra acustica Hofner ha regalato a tutti i presenti emozioni uniche, più di un ora di cavalcate epiche tratte dal suo smisurato repertorio, impreziosite da cover ruggenti come Dungaree High dei Turbonegro e Blitzkrieg Bop dei Ramones. Cinque corde cinque rotte, perché Nick non è un tipo che si risparmia, le corde poi saranno equamente divise da altrettanti fan accorsi alla serata che oggi custodiranno come un feticcio. Tra una corda rotta e l’altra non sono mancati i siparietti con il pubblico, dopo la 4° corda rotta Nick ha ricordato a i presenti la sua passione calcistica con i 4 titoli mondiali di calcio vinti dal italia e confidando il suo sogno di vedere un giorno gli Stati Uniti campioni del mondo di calcio. Insomma io per la serata avevo da provare una Canon 5D ma questa ormai è un altra storia.

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Olympus Pen E-P2 il micro 4/3 per tutte le tasche

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Questo mese grazie al contributo di Matteo Renzi e i suoi €80 euro netti in busta paga ho deciso di darmi alla pazza gioia, ho €80 euro tondi tondi da sputtanare, sono un deviato per la fotografia e quindi come me li sputtano??? Ma è ovvio… se poi leggo un annuncio che dice “Olympus Pen E-P2 perfettamente funzionante €80” il gioco è già fatto, quindi entriamo con slancio nel meraviglioso mondo dei Micro 4/3. In breve, La Olympus Pen “Original” quella a pellicola per intenderci, era molto più di una semplice macchinetta mezzo formato ma era un autentico capolavoro, il sistema fotografico della Pen univa una elevata qualità ottico meccanica a un uso più accorto e lungimirante della costosa pellicola, un mix molto apprezzato da i consumatori più incalliti di fotografie. Da questo aspetto Olympus riparte e ripropone in chiave digitale la sua nuova Pen con un sensore per l’appunto ridotto, il micro 4/3 che moltiplica la lunghezza focale degli obiettivi x2, le nuove Pen Digitali conquistano così una nuova fetta di mercato fotografico proponendosi come un prodotto dal elevata qualità tra le Mirrorless. Ho finito la storiella e quindi torniamo a noi, ho preso questa Olympus Pen E-P2 per €80 la lente che la equipaggia è un 15mm f8 grande quanto il tappo per tener chiuso il corpo macchina e oggi ho fatto un giro in bici con la fotocamera nella tasca dei pantaloni.

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Il 15mm f8 è un incrocio tra un Pinhole e un giocattolo, ma può sorprendere la resa in certe situazioni.

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L’Olympus E-P2 è una fotocamera completa, costruita in solido metallo e piena di sorprese come i filtri artistici, per chi ama gli effetti in stile Instagram l’E-P2 non può non piacere, tra l’altro voglio chiarire che se si usa un filtro Art l’effetto sarà solo sul file Jpg mentre il file Raw sarà in tutto e per tutto un file normale, non si perde niente ad usare i filtri. Per le foto di prova che ho fatto durante il giro in bici ho provato un paio di filtri, Diorama e Pinhole e in entrambi i casi l’effetto è risultato gradevole nonostante l’obiettivo usato è più un giocattolo che un obiettivo vero, la macchina è molto semplice e intuitiva da usare, è quasi impossibile sbagliare uno scatto. Perché comprare una Olympus Pen E-P2? perché quando usci nel 2009 era il top della gamma micro 4/3 e tuttora fornisce immagini dalla qualità elevata. A chi consiglio questa macchina? a tutti quelli che vogliono girare leggeri senza rinunciare alla qualità.

RESA: 10

FEELING: 9

UTILIZZO: 10

GLOBALE: 10

GIUDIZIO FINALE: 39/40

Tipi da spiaggia

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Non sono un tipo da spiaggia, lo si nota subito dalla tonalità della mia pelle e dalla mia scarsa capacità di incassare gli scompensi di luce solare, niente di drammatico che sia chiaro ma anche quest’anno come tutti gli anni ho portato i miei ragazzi al centro estivo marittimo, solite cose se non sentirmi più a mio agio grazie il cane dei padroni del Bagno Bologna di Gatteo, una fantastica Bulldog che vive sotto l’ombra di un lettino totalmente avulsa a tutto ciò che la circonda, proprio come accade a me quando mi portano al mare. Insomma tipi da spiaggia.

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Lucciole

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“ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini [7]
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar”

Cit. San Martino di Giosue Carducci

Ci sono piccole cose che rallegrano l’animo delle persone, come una canzone, una frase o una parola. Le lucciole per me sono magiche, è difficile da spiegare ma la loro fluorescenza pulsante mi fa tornare bambino, a quando con i miei genitori andavo nel campo vicino casa a prenderle con le mani, le mettevo dentro a un vasetto di vetro che poi mettevo sopra il comodino. Passavo la notte a fissare quel vasetto di vetro e alla fine non resistevo, svitavo il tappo e le lasciavo volare libere per tutta la stanza. Ogni volta che vedo delle lucciole per me è come rivivere quei momenti di spensieratezza.

-Mamma vuoi vedere le lucciole?

-Hooo Siii è da tanto che non le vedo.

-Metti le scarpe e monta in macchina che andiamo.

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Canon G1X la fotocamera da passeggio.

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Fotocamera da passeggio, non saprei cos’altro aggiungere per descrivere la Canon G1x e con questo pensiero mi fermo, perché se siete arrivati qui in questo post per leggere tutti i suoi numeri per poi apprezzare o disprezzare i suoi pregi o i suoi difetti, be avete sbagliato posto perché io non lo farò, io voglio raccontare qualcos’altro, voglio raccontare le fotografie fatte con questa macchina e probabilmente nel farlo andrò fuori tema, forse qualcuno penserà “ma che ca–o c’entra tutta sta sega mentale con questa fotocamera?” Niente, non c’entra assolutamente niente e lo scrivo subito, quindi se cercate dati, numeri, statistiche, test o prove andate pure da un altra parte perché qui tutte queste cose non le troverete.

Ora ecco la storia delle fotografie fatte con la G1X.

Mio babbo facendo una serie di scambi fotografici mi porta a casa la G1X, la giornata è bella e così decido di fare un giro per provarla, vado in collina io adoro la collina, mi fermo in un posto verde pieno di fiori, scendo dalla macchina e per terra vedo delle tracce di zoccoli di cavallo, mi innamoro della natura e inizio a fotografare, dopo pochi minuti ho gli occhi impastati il naso chiuso e l’annuale ricordo della mia allergia ai pollini.

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Risalgo in macchina, ok qualche scatto l’ho fatto e adesso che faccio? boh… vado a trovare il mio amico arrotino che è un pezzo che non lo vedo. Mi fermo per strada a comprare un Fat Pack per non presentarmi a mani vuote, ma davanti alla saracinesca chiusa del suo negozio realizzo… cazzo oggi è giovedì ed è chiuso. Torno a casa e penso “mi fermo al cimitero di guerra e faccio altri 2 scatti li” ma quando arrivo sul posto sorpresa!!! torneo giovanile di rugby a 2 passi dal cimitero. Entro dentro il campo da rugby e ci sono ragazzini che si picchiano come fabbri ma con il sorriso sulla faccia, rimango incantato. Il torneo è alle battute finali quando arrivo io, ma l’atmosfera che si respira è meravigliosa.

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Con un velo di malinconia ripenso a quando avevo la loro eta e che proprio come stanno facendo loro ora, anche io ho difeso i miei amici come se non ci fosse nulla di più importante da fare. Sono passati gli anni, molti anni e ora quelli stessi amici per i quali eri tornato a casa livido o sanguinate oggi faticano a riconoscerti e salutarti.

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Ragazzi godetene ora, portatevi dentro sempre quei momenti, perché in futuro mentre vivrete gioie e dolori nessuno vi porterà fuori a braccia, così come nessuno si metterà le mani nei capelli per voi.

Fotografi in miniatura

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– Fai ancora foto?

– Ad aver tempo per farle si…

– Ma per te cosa vuoi che sia il tempo, a te bastano 5 minuti…

– Non funziona proprio così, il tempo è fondamentale e poi mi servirebbe qualche aiutino… tipo qualche folletto da tenere in tasca che mi aiutino a creare la scena… poi onestamente in quei scampoli di tempo libero preferisco suonare il basso.

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Il Cimitero degli Ape Piaggio

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Siamo solo a febbraio lo so, ma oggi pomeriggio sembra di essere già in primavera, il sole è caldo le nuvole sono bianche e la luce è ottima ma soprattutto oggi non lavoro e quindi ho la giornata libera, cosa fare se non delle fotografie. Carico la borsa con tutte quelle macchine che hanno rimasugli di pellicole da finire, due Polaroid SX70 una Fujifilm Instax Wide poi aggiungo la mia Leica M8, perché è da un po’ che la trascuro e ho voglia di telemetro. Passo a prendere gli amici e poi si va a far foto, io devo finire le pellicole mentre Jack deve provare la sua neo arrivata Weltaflex, decido di andare in una sorta di cimitero della Piaggio dove in balia degli agenti atmosferici sono parcheggiati dei vecchi “Ape” Piaggio. Arrivati in prossimità del luogo in questione notiamo la presenza di un incidente, la cosa un po’ mi innervosisce perchè ha poche decine di metri da noi c’è una volante e anche se le forze del ordine sono impegnati nel adempiere al loro lavoro gli sguardi fanno presto a incrociarsi. Faccio finta di niente e inizio a scattare qualche foto con la Polaroid SX70, la prima cosa che capisco è quella di non lasciare mai per troppo tempo delle pellicole dentro le fotocamere, le impossible hanno perso la loro brillantezza e la freschezza, mentre le Fujifilm Instax sembrano non risentire più di tanto il passare del tempo. Finisco le istantanee e tiro fuori la M8, faccio ancora qualche scatto indiscreto e poi decidiamo di levare le tende. Invece di passare  davanti alla volante pensiamo bene di proseguire il nostro giro addentrandoci nella campagna circostante. Percorriamo così strade mai battute e ammiriamo il panorama circostante, attraversiamo Bracciano (Luogo già visitato in passato in  occasione del Crop Circle) per poi dirigersi verso Bertinoro. Ci fermiamo in un parco ad ammirare il panorama, facciamo qualche altro scatto, ci sediamo in una panchina e stendiamo tutte le istantanee sul tavolo. Sembra primavera, proviamo a mettere una Mentos Chewingum dentro a una bottiglietta di Coca-Cola sgasata che avevo in auto da agosto senza risultati e poi torniamo a casa. Sembra proprio Primavera.

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Appunti di viaggio, Londra 2014.

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Lavoro interrottamente da molto moltissimo tempo, talmente tanto tempo che non riesco nemmeno a ricordare quando ho fatto l’ultima vera vacanza.

– Francesco, a gennaio ti do un po’ di ferie che ne hai tante da fare…

Sito Ryanair, prenoto subito il sedile 17A quello con più spazio per stendere le gambe e l’oblò dal quale mirare le nuvole, direzione Stansted Londra. Questa volta è la volta che vado, non c’è santo che tenga, carico la borsa fotografica di fotocamere, obiettivi, pellicole, schede di memoria e quant’altro penso possa servirmi durante il viaggio.

Giovedi 9 gennaio. 5 :00 di mattina infilo le ultime cose in valigia, ho dormito quasi nulla. Poco dopo lo squillo di telefono  mi annuncia l’arrivo del mio compagno di viaggio. Con la testa già tra le nuvole scendo dal treno e mi infilo in un bus che mi porta al aeroporto Marconi di Bologna, ho già fatto il Check in on line e so già quale è il mio posto a sedere, mostro il mio prestampato al hostess di terra che dopo averne preso visione mi sorride e mi invita a recarmi direttamente al imbarco lasciandomi così la fila alle spalle. Si sale in aereo, ci si allaccia la cintura e l’aereo inizia a muoversi, una breve accelerazione e già si fluttua in aria, dopo 8 minuti di volo dal oblò si vede il lago di Garda, dopo 10 minuti è il turno delle alpi, dopo di che il cielo diventa un unico blocco di nuvole bianche che mi accompagna per circa 30 minuti, fino a quando le nuvole iniziano ad aprirsi e vedo un pezzo di Tamigi. Cazzo ma siamo già arrivati?

C’è giusto il tempo di scendere dal aereo per salire subito su un bus, che al contrario del aereo è angusto e stretto, solo il finestrino è più grande. Dopo 45 minuti di viaggio in bus si scendere in Liverpool Street e li sindrome di Stendhal, ti giri e ti rigiri su te stesso e pensi “ecco si adesso… adesso… faccio una foto… si, faccio una foto…” ma in realtà non sai ne cosa stai facendo ne cosa vuoi fare. SONO NEL PALLONE PIU’ TOTALE!!! provo un insieme di emozioni contrastanti, per lo più positive che sia chiaro, ma c’è voluto il pronto intervento del mio personal trainer per ricollegare il cervello agli occhi e a tutti gli altri arti del corpo. Non ero pronto a tutti quei stimoli visivi e sensoriali che mi dava la città, sono rimasto senza parole per quasi più di un ora, solo dopo essermi steso un attimo sul letto della nostra stanza ho iniziato ad elaborare a dove fossi finito e a quanto poco ho mai fatto realmente per me stesso. Ora comprendo meglio cosa voleva dire Axel Rose in Welcome to the Jungle. In camera la tv inglese trasmetteva il mondiale di freccette, che durerà per altri 3 giorni, ed è proprio mentre osservo giocare a freccette che prendo coraggio e dico “Ok, usciamo a fare 2 passi…” da Russell Square fino a King Cross dove c’è la stazione dei treni con al suo interno il famoso “Platform 9 3/4” reso celebre dai film di Harry Potter…

Camminammo ancora un po’ e ci trovammo difronte alla British Library. “Entriamo?” “Perché no”. E fu così che mi immaginai di incrociare Sheldon Cooper, Leonard Hofstadler, Howard Wolowitz e Rajesh Koothrappali intenti a dimostrare la veridicità sulla teoria delle stringhe. Purtroppo non ho incontrato ne Sheldon ne nessun altro protagonista di TBBT, ma chi lo sa se in quel momento ho incrociato un futuro o un passato premio Nobel che rivoluzionerà il mondo.

Usciamo dal British Library e prendiamo la metro e andiamo a Picadilly, ma verso le 17:00 inizia a uscire la gente dal lavoro e la strada si riempie come in italia accade solo per festeggiare un mondiale di calcio vinto. Picadilly è come un orgia di luci e colori, si fa fatica a starsene fermi ad osservare, perché il mare di gente che si sposta ti costringe a seguire la corrente. Quando vedo un uomo vestito dalla testa ai piedi dal Union Jack invitare la gente ad acquistare souvenir nel suo store, capisco cosa intendessero I Sex Pistols in God Save The Queen quando dicevano “Dio salvi la regina, Perché i turisti sono soldi” A Londra si vende di tutto a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Camminando camminando ci ritroviamo lungo al Tamigi, la ruota panoramica è fuori servizio ed è un vero peccato, perché avremmo tanto voluto fare un giro sulla ruota panoramica di notte per mirare il stupendo panorama. Ci infiliamo in un locale per bere qualche cosa di caldo e per vedere se troviamo una linea WiFi. Mi prendo un thè caldo con 2 biscotti, poi mi accorgo che nel locale c’è un biliardo con il tappeto rosso e mi si accende una lampadina “Giochiamo a biliardo?” “Ma sai giocare?” “No, però so le regole… e dobbiamo fare sera” “Va bene, ci sto”. Facciamo 2 partite a biliardo e scopro di essere una vera schiappa, perdo la prima partita e vinco la seconda ma il risultato non era poi così importante, la cosa importante è stata quella di aver rotto il ghiaccio e di sentirmi a mio agio in un posto che non conosco. La partita di biliardo, nelle sue fasi rappresenta un po’ la giornata appena trascorsa, c’è la spaccata in cui si lancia con forza la pallina bianca contro le altre palline colorate che iniziano a muoversi freneticamente per tutto il tavolo, fatto questo adesso la pallina bianca deve mettere ordine sul tavolo pian piano mandando tutte le altre palline in buca.

La prima giornata finisce così, ma prima di rientrare in camera ci concediamo l’ennesima bevanda calda.

Venerdi 10 Gennaio, Giorno 2.

Decidiamo di schiantarla subito e si decide di andare a Portobello, con l’idea di sputtanarmi subito tutti i soldi che ho nel portafoglio. Alla fine riesco a contenermi e nonostante le tentazioni di una Voigtlander Vito B a £20 pound e a una Pentacon Six con ottica Carl Zeiss a £120 pound, resisto e vado avanti in quel mercato grande quanto tutto un paese. Non resisto alla vista dei dischi in vinile e agili artisti di strada che negli angoli della strada suonano la loro musica.

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Dopo aver camminato per ore e ore senza sosta e dopo aver perso la sensibilità nei piedi, decidiamo di tornare in camera a lasciare i preziosissimi dischi acquistati in mattinata. Lasciati i cimeli in stanza e verificato che la televisione inglese continuava a trasmettere il mondiale di freccette, ci siamo subito sentiti più sollevati e abbiamo preso il primo Bus che passava da sotto l’albergo, dopo poco ci siamo ritrovati davanti a Buckingham Palace, purtroppo ci eravamo persi il cambio della guardia ma in compenso ho acquistato la mia prima maglietta londinese al Hard Rock Cafe di Londra. La passeggiata è continuata fino a notte fonda intervallata da soste in Starbucks e giri sui Bus

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Sabato 11 Gennaio, Giorno 3.

Questa mattina decidiamo di battere il ferro finche è caldo e andiamo a Camden Town, altra zona di bancarelle e negozi di ogni genere. Come il giorno precedente resisto fino ad arrivare alla bancarella di dischi, poi inizio a vedere scatoloni di vinili 45 giri a £1 pound cadauno e li per me diventa come il miele per un orso, un attrazione fatale. Subito dopo aver preso tutto quello che era possibile prendere mi dirigo dentro a uno Starbucks per verificare su Ebay quanto avrei dovuto pagare tutto quel ben di dio vinilico. Al uscita dallo Starbucks ero decisamente euforico e così ho preso anche un maglione e 3 paia di calzini. Ps: I soldi spesi in calzini e mutande non sono mai soldi buttati.

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Come il giorno precedente dopo lo shopping bisogna tornare in camera per lasciare le sportine gonfie di souvenir. In tv c’è ancora il mondiale di freccette ma siamo alle battute finali, il campione del mondo è tale Michael Van Gerwen. Dopo aver visto il campione del mondo di freccette essere incoronato come tale usciamo nuovamente per la città, andiamo sul Tamigi per vedere se la ruota panoramica è funzionante oppure no. Niente ruota si vede che è destino, facciamo la nostra passeggiata sul Tamigi e arriviamo fino al Two Tower Bridge, la serata si conclude con diversi giri in varie zone della città con altrettante soste presso altrettanti Starbucks.

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Domenica 12 Gennaio, Giorno 4.

Di domenica londra è piuttosto tranquilla, la città pare addormentata, il Times non esce e la gente va allo stadio per vedere  le partite di calcio, infine di domenica non si fa troppo tardi perché al lunedì ci si sveglia presto per andare a lavorare. Noi di domenica mattina decidiamo di andare a vedere Soho e visto che confina con China Town decidiamo di fare una capatina anche li, due grandi quartieri divisi solo da una via. Ha Soho trovo un negozietto che vende libri e magliette a prezzi stracciati, faccio razzia compro 2 libri e 2 magliette.

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Usciti da China Town prendiamo la metro e come al solito lasciamo gli acquisti in camera per non girare troppo appesantiti. Dopo aver verificato che in tv il mondiale di freccette è realmente finito ci accingiamo ad uscire nuovamente, direzione Chelsea. Chelsea è un quartiere molto ricco, mi accorgo di questo perché dentro a una galleria noto un lustra scarpe professionista intento a lucidare le scarpe, poco distante c’è un orafo che dalla vetrina interna del suo negozio sta costruendo un gioiello davanti gli occhi dei passanti e ancora poco più distante c’è un sarto che confeziona vestiti su misura sempre lavorando dalla vetrina. La serata si conclude con il classico giro in Bus.

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Lunedi 13 Gennaio, Giorno 5.

Lunedi decidiamo di andare al British Museum, sono ormai quattro giorni che ci ripetiamo “se fa brutto e piove andiamo a vedere il British Museum”… ma non è mai stato brutto e non ha mai piovuto fino a quel momento e se aspettavano che facesse brutto non ci saremmo andati nemmeno oggi. Andiamo al British Museum deciso, non possiamo andare a casa senza vederlo.

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Dopo aver visitato il British Museum ci siamo diretti verso Hyde Park per fare una passeggiata nel parco, giocare un po’ con gli scoiattoli, sedersi nella panchina dove amava sedersi Rudolf Steiner, per arrivare a fine parco e andare a pranzo da Sticky Fingers, locale di proprietà di Bill Vyman bassista dei Rolling Stones. (Al lunedì si paga la metà per qualsiasi cosa presente sul listino)

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Quando siamo usciti da Sticky Fingers ha iniziato a piovere e così ci siamo infilati nel primo Starbucks disponibile ad accoglierci, non appena la pioggia ha smesso di battere con intensità abbiamo continuato nella nostra escursione. Verso l’imbrunire siamo andati al Natural History Museum, dove abbiamo visto scheletri di animali preistorici, minerali, meteoriti e un ceppo di sequoia gigante proveniente dal America di circa 1300 anni e tante altre cose interessanti.

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La serata finisce con un paio di scarpe nuove, per la gioia dei miei piedi doloranti e con l’ultimo Fish & Chips londinese. Per l’occasione ho tirato fuori l’argenteria pesante, la mia Leica M8.

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Maertedi 14 Gennaio, Giorno 6.

Ultimo giorno londinese, la giornata inizia con una colazione tipica all’inglese che facciamo nel Irish Pub O’Neill’s, con salsiccia, fagioli, pancetta, uovo sopra il toast, un pomodoro, un fungo e delle specie di polpette di cerali che chiamano pudding, una colazione con i fiocchi che mi fa saltare a piedi pari il pranzo per arrivare a cena senza avere fame. L’ultimo giorno lo abbiamo speso così girando per la città andando in quanti più Starbucks fosse possibile, al Apple Store di Covent Garden ed infine acquistando ricordini per gli amici più cari, ovviamente non mancano mai le cartoline.

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Concludiamo l’ultimo giorno a Londra con un ultimo giro affollato dentro la metro. Per la cronaca la fermata della metro di Russell Squadre ha una scalinata che conta 175 gradini, praticamente è come la torre di Pisa ma sotto terra, io l’ho fatta una volta sola il primo giorno, i giorni seguenti o scendevo prima a Holborn o dopo a King Cross, mai più farò quella scalinata.

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Un ringrazziamento sincero a chi mi ha accompagnato in questa avventura e mi ha sopportato oltre che supportatto per tutta la durata della vacanza, ricorderò per sempre cosa ho provato quando sono sceso da quel Bus in Liverpool Street.

Rollei P66, il proiettore 6×6, il mulo.

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Sono un eterno insoddisfatto lo so, ma quando produco un immagine vorrei sempre vederla stampata grande come un poster, ma puntualmente mi ritrovo a maledire il laboratorio di sviluppo perché l’immagine non è fedele, i colori non sono mai uguali o i pixel per pollice non sono al altezza della grana della pellicola… oppure me la stampano al rovescio. Quindi che fare? vagliamo continuare a mortificare macchine fotografiche e lenti? … Come disse Oscar Luigi Scalfaro: NO, IO NON CI STO!  Rollei P66 €30,00 una lampada nuova, un banalissimo elastico e via a proiettare e godere. Non sarà eterno come una stampa affissa, ma il mulo non tradisce. Ps: Fotografare un immagine proiettata non è affatto il top della vita, lo so, ma chi si accontenta gode. L1011205

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