Mamma mia, la Mamiya C220 !!!

Inserito il

11352007623_f414e63ab8_k

Se cercate una buona fotocamera per entrare nel mondo del medio formato allora ho un nome e un modello da darvi, Mamiya C220. La Mamiya C220 è una fantastica biottica giapponese prodotta negli anni 70, nonché la sorella più piccola della C330, non fatevi ingannare essere la sorella più piccola non significa essere meno efficiente (la scritta Professional alla base non è stato scritto a caso), sotto alcuni punti di vista potrebbe essere adirittura più appetibile rispetto la sorella maggiore in quanto più leggera e maneggevole. Una delle caratteristiche più interessanti della Mamiya C220 è la possibilità di cambiare l’ottica, Mamiya infatti ha dotato questa fotocamera di un parco ottiche notevole dal 55mm f4,5 al 250mm f 6,3 che non è affatto poco per un medio formato. Ma c’è un altra caratteristica che rende la Mamiya C220 unica nel suo genere e cioè il soffietto integrato che permette scattare immagini macro, questa funzione è veramente molto utile e trasforma ogni ottica in un incredibile macro il mio 65mm al massimo della estensione riproduce quasi 1:1 ciò che inquadra. Per usare correttamente la macchina in tutta l’estensione del soffietto c’è una tabella che compare nel lato sinistro, questa tabella indica con quanti stop di luce l’immagine va compensata per ottenere la corretta esposizione. La Mamiya C220 è una solida fotocamera professionale, che non ha nulla da invidiare a le biottiche più blasonate, è molto facile innamorarsi dei colori brillanti e della tridimensionalità delle ottiche Mamiya. Se proprio gli si vuole trovare un punto debole si può dire che gli manca l’esposimetro… ma in realtà è un volersi arrampicare sugli specchi perché chi usa una fotocamera del genere del esposimetro nemmeno ne sente il bisogno. Per testare la mia Mamiya C220 ho usato una diapositiva Provia 100F e sono andato lontano con la fantasia, ossia davanti casa mia a fotografare quello spettacolo di foglie di ginco che pian piano si adagiano sul asfalto, formando una unica macchia gialla che ogni anno mi riscalda il cuore. Perchè comprare oggi una Mamiya C220? perché le Rolleiflex costano 10 volte tanto e non tutte sono accessoriate come la C220, mentre trovare una Rolleicord con il Tessar non opacizzato è facile come trovare una conchiglia in montagna. A chi consiglio questa fotocamera? a tutti quelli che vorrebbero fare foto come Vivian Maier, ma che non possono permettersi una Rolleiflex.

RESA: 10

FEELING: 10

UTILIZZO: 9

GLOBALE: 10

GIUDIZIO FINALE: 39/40

Ps: Piccolo particolare degno di nota, la “pelle” antiscivolo è composta da minuscole lettere “M”

DSC08671

DSC08681

DSC08688

IMG_8708

IMG_8710

Non è tutt’oro ciò che luccica… A volte è ottone!!!

Inserito il

DSC08722

Purtroppo come per altre cose sono in attesa di “Sviluppi” ma il concetto è molto semplice, le fotocamere negli anni passati costavano di più, ma erano più ricche come materiali di costruzione. La Pentax ES ne è una dimostrazione, sotto la sua vernice nera c’è un bel blocco di ottone luccicante. IN ATTESA DI SVILUPPI.

Ps: l’esposimetro e l’automatismo non funzionano, però da 1/60 fino a 1/1000 i tempi sono tutti meccanici e questo già mi giustifica i €15,00 spesi

 

Giovedi pomeriggio di riposo

Inserito il

DSC08295Faccio un lavoro strano e spesso mi ritrovo con il riposo a meta settimana. Non mi è mai piaciuto fare il riposo di giovedì, è un giorno sfigato, di pomeriggio i negozi sono chiusi, non puoi neanche andare in edicola a cercare qualche rivista da sfogliare, se non fosse che al giovedì escono le puntate di Naruto potrei tranquillamente dire che è un giorno di merda. Quindi cosa faccio? riordino la camera… dischi con i dischi, foto con le foto, macchine fotografiche con le macchine fotografiche.

Va be’ facciamo un altro giorno, oggi è giovedì e sono di riposo.

DSC08296

DSC08298

 

Conny Ochs al Mutoids Must Stay Benefit Concert

Inserito il

DSC08249

Avrei dovuto titolare il post Mutoids Must Stay Benefit Concert, dare maggiore risalto alla causa dei Mutoids, parlare della petizione che ho sottoscritto, della maglietta che ho comprato per sostenere Mutonia e di tutti gli artisti che ne fanno parte, delle incredibili opere d’arte che realizzano con oggetti di recupero, di motociclette sparafuoco con braccia al posto di ruote, ragni meccanici, uccelli dalle piume di metallo e tante altre cose, ma nel bel mezzo di tutto questo turbinio di artisti e opere ho avuto una folgorazione. Conny Ochs era li davanti a me, stava sopra un palco alto poco più di un paio di stivali e aveva in mano una chitarra acustica che trasudava l’usura dalle note, ai suoi piedi era adagiata una grancassa che ogni tanto bussava in cerca di attenzione. In vita mia ho visto diversi musicisti suonare e interpretare canzoni stupende, ma mai mi era capitato di precipitare in una specie di sindrome di Stendhal musicale. Poco importa se ad ascoltarlo eravamo in appena dieci persone e che la gente fosse tutta presa nel fare altro, io ero li e l’ho ammirato, l’ho fotografato. La sua voce, la sua solitudine, la sua sofferenza mi è arrivata tutta, dritta con un pugno alla bocca dello stomaco. Conny Ochs il Jesù Cristo della Chitarra acustica.

DSC08248 DSC08247 DSC08241 DSC08240 DSC08239

Ensign Ful-vue

Inserito il

ful vue 2
Cheap, cheap fortissimamente cheap. La Ensign Ful-Vue è una fotocamera 6×6 made in england, era molto popolare a cavallo tra gli anni 40 e 50. Fotocamera semplice, anzi semplicissima 2 tempi di scatto Inst (1/30 di secondo) e Time (posa B) l’otturatore si carica automaticamente durante la fase di ritorno della leva di scatto. L’obiettivo è fisso e corrisponde a circa un 75mm, non ci sono diaframmi, non ci sono ghiere di messe a fuoco, ci sono solo un paio di lenti a menisco insomma niente di speciale direste.  Niente di speciale se non fosse per il mirino a pozzetto, il ful-vue (Full Wiew) un enorme e luminosissimo mirino che mediante a uno specchio mostra ciò che stiamo inquadrando senza il classico ribaltamento del immagine. Proprio questa sua peculiarità era il suo vanto, tanto da venire pubblicizzata come la fotocamera con il mirino più luminoso al mondo. L’utilizzo è molto semplice basta inquadrare dal grande mirino e scattare, non ci sono distanze o diaframmi da regolare c’è solo quel suo grande e luminoso pozzetto che ti fa venire un insana voglia di tenerla sempre vicina, per poter così dare una sbirciata al mondo. Esteriormente si presenta compatta come una classica box camera il corpo è totalmente in metallo (si potrebbe usarla anche come salvadanaio). Spiccano le sue forme arrotondate e le due lenti frontali.  Per testatla ho usato una pellicola Bianconero della Ilford FP4 125 scaduta nel lontano 2004, per me questo tipo di pellicola è l’ideale in quanto ha una latitudine di posa abbastanza ampia e quindi aiuta quando non si può correggere il tempo o il diaframma. Le foto sono state scattate in una giornata un pò grigia quindi tendono ad essere un pò impastate, però tutto sommato la macchina ha svolto egregiamente  il suo dovere, considerando che sono più gli svantaggi che i vantaggi a usare una fotocamera simile a i giorni d’oggi. Perchè comprare oggi una Ensign Ful-Vue? Senza ombra di dubbi per il visore, è talmente luminoso da sembrare finto, altro che retina display. A chi consiglio questa fotocamera? A chi ha voglia di stupirsi e con la Ful Vue basta pochissimo per entusiasmarsi.

RESA: 5

FEELING: 9

UTILIZZO: 7

GLOBALE: 7

GIUDIZIO FINALE: 28/40

Voglio spiegare il motivo del voto insufficiente che ho dato alla voce resa, perché per come intendo io la qualità del immagine finale purtroppo non posso tenere conto del aspetto poetico della stessa, ma devo esprimere un giudizio puramente tecnico. Seppur la macchina mi restituisce un sentimento molto positivo non posso ignorare che le immagini finali prodotte mancano di nitidezza e dettagli, se dovessi collocare La Ful Vue tra 2 fotocamere lo farei tra una Pinhole e una Box camera, anch’esse fotocamere carenti di nitidezza e dettagli, ma non di morbida poesia fotografica. Per concludere, in fotografia i numeri sono solo numeri non vanno presi con troppa serietà, perchè alla fine ciò che conta è solo una l’immagine.

Ful vue

ful vue1

ful veu4ful vue5

ful veu 6

ful veu 7

ful veu 8

 

Le “Tettine”

Inserito il

DSC08203Il mondo è grigio il mondo è blu,

Le tettine sono verdi, con le cigliegine rosse verso in sù.

Cuccurucucu ecc.

 

Il Paradiso della Ruggine, Gambettola Mostra scambio 2013

Inserito il

IMG_7736Domenica 1 settembre 2013, Pranzo in tutta fretta perché c’è la mostra scambio che aspetta.  Prendo la mia borsa e la carico con fotocamere di ogni genere digitali e analogiche a profusione, si perché oggi è il giorno in cui Gambettola si trasforma nel “Paradiso della ruggine”. Io che venero la ruggine aspetto sempre con grande ansia questa giornata, perché posso passeggiare e fotografare tutta quella stupenda patina di ruggine che ricopre gli oggetti. Una volta che mi infilo gli auricolari nelle orecchie è finita, tutto il genere umano che mi circonda non esiste più, ci sono solo io, le mie machine fotografiche e la ruggine. La gente che mi osserva fotografe mi sorride, qualcuno tenta di attaccar bottone parlandomi… io sorrido e annuisco, (NON HO ASCOLTATO NEPPURE UNA PAROLA DI QUELLO CHE MI HAI DETTO, SONO FELICE E NON ME NE FREGA UN CA…O DI QUELLO CHE HAI DA DIRMI) Cammino e fotografo, fotografo e cammino, quel maledetto del sole mi sta squagliando come un pupazzo di neve nel bel mezzo del deserto del Sahara. Resisto e mi prendo una bottiglietta d’acqua, sono costretto a togliermi gli auricolari e interagire con la gente. Una bottiglietta d’acqua €2,50… Tiro fuori la SX-70 e faccio inversione di marcia, mi ferma un uomo.

– Hoohoo una SX-70, la usava Warhol, ma l’hai presa qui?

– No, questa è la mia.

– Come ti trovi con le pellicole? sono cambiate?

– Io mi trovo benone, adesso sono accettabili.

Gli mostro qualche scatto e l’uomo rimane stupito, e così parte un dialogo tra noi sulla fotografia. La moglie del uomo era molto infastidita dal fatto che il marito si fosse fermato in mezzo a una strada per parlare con uno sconosciuto come me, in più riprese la donna ha fatto pressioni per interrompere il dialogo che stava via via montando tra noi, alla fine ci siamo stretti la mano e ci siamo salutati come avrebbero fatto due vecchi amici. Signor Claudio di Ravenna tenga duro, mica tutti amano la ruggine.IMG_7740

IMG_7721

IMG_7724

IMG_7743

IMG_7689

IMG_7714

IMG_7695

IMG_7697

IMG_7731

IMG_7747

IMG_7749

IMG_7752

IMG_7753

IMG_7754

IMG_7755

IMG_7757

IMG_7758

IMG_7759

Ma Cosa Fotografi?

Inserito il

– Ma è possibile che in un posto del genere  e con un panorama simile, tu ti devi stendere per terra a fotografare un gatto che sta  fresco sotto la macchina? Il gatto lo puoi fotografare quando ti pare, il paesaggio no…

– Ma si potrà fotografare un bicchiere e una forchetta? io dico che te non sei normale…

– Sai, io sono una persona semplice, che sa apprezzare e godere delle piccole cose… le cose grandi le notano tutti, mentre le cose piccole passano sempre inosservate… Penso che se le persone iniziassero ad apprezzare di più le piccole cose,  ci sarebbe molta più serenità e gioia di vivere. Inizia a guardarti vicino e soffermati, vedrai che anche la cosa più insignificante può diventare grande.

Fotografare è come come dare un bacio, non c’è mai un momento preciso o un posto preciso per farlo.

Francesco Moscato

balze 2

SX70 Prova di Still Life

Inserito il

– Secondo te come fanno a fotografare i fiori così?

– E’ uno Still Life, è uno stile fotografico che richiede uno studio meticoloso della luce, dei colori e non ultimo del inquadratura, ci vuole una cosa che io non ho, ossia la pazienza e la capacità di costruire lo scatto.

– Proviamo?

– Va bene, ho rimasto un solo scatto dentro la SX70 quindi scatto secco quello che esce esce.

Occorrente: Cartoncino blu, vaso di vetro, fiore e scotch per fissare il cartoncino.

Conclusione della prova di Still Life è che  non è affatto facile fare dello Sill Life con una SX70, occorre molta luce, molta fortuna che la pellicola sia “perfetta” ed esente da imperfezioni quali righe, rotture, dominanti cromatiche ecc… e soprattutto occorre avere quella meticolosa pazienza di costruzione dello scatto che io non ho.

Contest: Fujifilm Instax 100 Vs Polaroid Sx 70

Inserito il

-Ma questa è la tua?

-Cosa?

-Questa Fuji è la tua? l’ho trovata facendo pulizie nel garage.

Inizio così, con un ritrovamento casuale fatto da mio babbo mentre fa pulizie nel garage. Si quella fuji è proprio la mia, la comprai in un negozio di elettrodomestici che oggi non esiste più per la strabiliante cifra di 68.000 lire, era il mese di agosto del 1999 e ricordo perfettamente di averla usata anche il giorno di capodanno dello stesso anno in una delle serate più deliranti della mia vita. Fujifilm Instax 100 una vera leccornia per i miei occhi, la usai veramente molto durante quella estate, ma il costo delle pellicole era notevolmente alto per le mie tasche e quindi la inscatolai e la misi a riposare nel fresco del garage assieme a tante bustine di silcagel. Dopo la bellezza di 13 anni la Fujifilm Instax 100 rispunta fuori dal nulla, cosa fare se non bel contest con la polaroid SX70 il confronto sarà duplice Camera Vs Camera e Film Vs Film. La SX70 non ha bisogno di tante presentazioni, ho già parlato di lei abbondantemente su queste pagine del blog, mentre la Fujifilm Instax 100 necessita di una breve introduzione. La Instax 100 è la capostipite della famiglia Instax non chè il primo modello che utilizza questo tipo di pellicola istantanea, il formato della pellicola è rettangolare (wide) a colori, non esistono pellicole in bianco nero o con sensibilità diverse, questo passa il convento prendere o lasciare. La camera è dotata di autofocus che agisce su 2 posizioni da 90cm a 3 metri e da 3 metri al infinito e possiede un flash automatico (Purtroppo il flash automatico è il suo tallone d’Achille visto che non si può escludere, ma si può solo forzare per fare il Fill-in). Infine c’è la possibilità di aggiustare la luminosità agendo su un selettore che che regola il chiaro e lo scuro. L’obiettivo che equipaggia la Instax non è molto versatile in condizioni di luce scarsa, ma in pieno giorno si difende egregiamente. Le pellicole Fuji sono ottime ma tendono ad avere colori molto freddi, al contrario le pellicole della Impossible sembrano letteralmente bruciare tanto sono presenti dominanti giallo rosse.

contest1

Fuji instax

contest2

 

In questi pochi scatti si possono notare i pregi e i difetti di entrambe le macchine, ma soprattutto le differenze tra le pellicole, il mio personale punto di vista è questo, la Fujifilm Instax ha una resa fotografica più moderna rispetto la SX70 i colori della pellicola Fuji sono molto brillanti ma freddi, è un vero drago in piena luce del sole , ma l’usabilità della Instax purtroppo è limitata dal impossibilità di fare lunghe esposizioni escludendo il flash, questo aspetto rende quasi impossibile fare buoni scatti notturni. La Polaroid SX70 si conferma la migliore per quanto riguarda la qualità del ottica e per i comandi di gestione del immagine, le pellicole Impossible hanno fatto passi avanti negli ultimi anni, ma ancora ne devono fare per rendere il loro prodotto migliore, l’effetto vintage sicuramente piace le dominati sono spesso un valore aggiunto, ma lo ammetto non mi dispiacerebbe ogni tanto avere una bella immagine senza alterazioni di sorta. L’esito del contest da me svolto è puramente soggettivo e in base a quello che è il mio gusto personale dico che il vincitore, anzi la vincitrice è la Polaroid SX70.

Ps: Quanto desidererei avere una pellicola per SX70 che non da alterazioni cromatiche